Keytruda, il cui principio attivo è Pembrolizumab, è stato approvato nel trattamento di prima linea nei pazienti con carcinoma del polmone non-a-piccole cellule ( NSCLC ), metastatico, con alti livelli di espressione della proteina PD-L1 e in assenza di mutazioni EGFR o ALK.
Keytruda è la prima terapia anti-PD-1 approvata in Europa per pazienti con tumore NSCLC metastatico non-trattati in precedenza.
Per la prima volta, in oltre 40 anni di trattamento di questa patologia, un gruppo di pazienti, non-selezionabile per terapie biologiche a bersaglio, ha ricevuto un vantaggio in termini di sopravvivenza, con una riduzione del rischio di mortalità del 40%, da un trattamento diverso in prima linea dalla chemioterapia, che ha rappresentato fino ad oggi lo standard di cura per il cancro del polmone.
La dose approvata di Keytruda è di 200 mg ogni tre settimane fino a progressione della malattia o a tossicità inaccettabile.
Per i pazienti con un elevata espressione di PD-L1, la terapia con Pembrolizumab può portare a ridurre del 50% il rischio di progressione di malattia permettendo di identificare coloro che possono fare a meno della chemioterapia. Si possono pertanto evitare le tossicità che quest’ultima comporta.
Pembbrolizumab permette al sistema immunitario del paziente di riconoscere ed attaccare il tumore.
In precedenza, agosto del 2016, Pembrolizumab ( 2 mg/kg ogni tre settimane ) era stato approvato in Europa per i pazienti precedentemente trattati con tumore al polmone non-a-piccole cellule, avanzato o metastatico, i cui tumori esprimono PD-L1 ( TPS maggiore o uguale a 1% ) e che avevano ricevuto almeno un precedente trattamento chemioterapico.
L’approvazione si è basata sui dati dello studio KEYNOTE-024 che ha mostrato una sopravvivenza globale ( OS ) e una progressione libera da malattia ( PFS ) superiori con Pembrolizumab rispetto alla chemioterapia, attuale standard di cura nel carcinoma polmonare non-a-piccole cellule.
KEYNOTE-024 è uno studio randomizzato in aperto di fase III, che ha valutato Pembrolizumab in monoterapia alla dose fissa di 200 mg rispetto all’attuale standard. Questo è costituito da chemioterapia a base di Platino scelta tra: Pemetrexed + Carboplatino, Pemetrexed + Cisplatino, Gemcitabina + Cisplatino, Gemcitabina + Carboplatino, Paclitaxel + Carboplatino,
per il trattamento dei pazienti con cancro del polmone non a piccole cellule metastatico sia squamoso sia non-squamoso.
Nello studio sono stati arruolati 305 pazienti non precedentemente sottoposti a chemioterapia per la loro patologia metastatica e i cui tumori esprimevano alti livelli di PD-L1 e non presentavano mutazioni EGFR o ALK.
L’obiettivo primario era rappresentato dalla progressione libera da malattia. Ulteriori parametri di efficacia erano rappresentati dalla sopravvivenza globale e dal tasso di risposta obiettiva ( ORR ).
Nello studio, Pembrolizumab ha ridotto il rischio di progressione di malattia del 50% rispetto alla chemioterapia ( hazard ratio, HR=0,50 [ IC 95%, 0.37, 0.68 ]; P inferiore a 0.001 ).
La sopravvivenza libera da progressione mediana è stata di 10.3 mesi ( IC 95%, 6.7-non raggiunto ) rispetto ai 6 mesi con la chemioterapia ( IC 95%, 4.2-6.2 ).
A 6 mesi e a 12 mesi erano ancora vivi e non mostravano segni di progressione della malattia, rispettivamente, il 62% e il 48% dei pazienti trattati con Pembrolizumab rispetto al 50% e al 15% dei pazienti sottoposti a chemioterapia.
Inoltre, Pembrolizumab ha mostrato una riduzione del rischio di morte del 40% rispetto alla chemioterapia ( HR=0,60 [ IC 95%, 0.41, 0.89 ]; P=0.005 ).
Questo risultato include i 66 pazienti ( 43.7% ) nel braccio chemioterapia che, durante lo studio, sono passati a Pembrolizumab a causa della progressione della malattia.
La sopravvivenza globale mediana non è stata raggiunta in nessuno dei due gruppi.
Il tasso di sopravvivenza globale a 6 mesi e a 12 mesi è stato, rispettivamente dell’80% e del 70% nei pazienti trattati con Pembrolizumab contro il 72% e il 54% dei pazienti in chemioterapia.
Il tasso di risposta obiettiva è stato del 45% nei pazienti in trattamento con Pembrolizumab ( IC 95%, 37-53 ), inclusa una risposta completa.
L’analisi sulla sicurezza a supporto dell’approvazione europea di Pembrolizumab si è basata sui dati di 2.953 pazienti con melanoma avanzato o tumore attraverso quattro dosaggi diversi ( 2 mg/kg ogni 3 settimane, 200 mg ogni 3 settimane, o 10 mg/kg ogni 2 o 3 settimane ) negli studi KEYNOTE-001, KEYNOTE-002, KEYNOTE-010 e KEYNOTE-024 combinati.
Le reazioni avverse più frequenti ( maggiori o uguali al 10% ) con Pembrolizumab sono state: fatigue ( 24% ), rash ( 19% ), prurito ( 17% ), diarrea ( 12% ), nausea ( 11% ), artralgia ( 10% ).
La maggior parte delle reazioni avverse sono state di grado 1 e 2. ( Xagena Medicina )
Fonte: Istituto Europeo di Oncologia ( IEO ), 2017
Xagena_Salute_2017
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